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Letteratura espressa - Sara
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La pioggia porta consiglio? Il silenzio porta consiglio? Di certo il consiglio lo porta prima di tutto chi lo ascolta. Allora sbirciamo sull’esistenza della protagonista di questo breve racconto dall’atmosfera noir, alle prese con appuntamenti da correggere quando un improvviso calore la raggiunge nella frescura della notte.

 

Sara

 

Di notte Sara riusciva sempre a pensare con lucidità. Le piaceva camminare per le strade vuote, soprattutto nelle serate non troppo fredde, appena dopo che aveva piovuto e con una leggera brezza che le accarezzava il viso, ma senza farla rabbrividire. Una serata come quella.

Non era troppo tardi, ed era finalmente sola. Le piaceva anche la solitudine, quando doveva pensare. La compagnia della gente in generale non la disturbava, ma la solitudine a volte era perfetta. Come in quel momento, mentre si godeva la strada tutta sua, la notte intonata con il suo spirito, il tempo che le consentiva di mettere ordine nei suoi pensieri.

Domani poteva essere il giorno che aspettava con impazienza da quando le era stato assegnato il caso Saldana, il giorno in cui lo avrebbe risolto una volta per tutte: voleva farlo per Gentner, che quasi ci lasciò la pelle prima di lei, per il capitano Horan, ma soprattutto per suo padre. Per dimostrare che era una brava poliziotta, che la giustizia vinceva sempre contro il crimine e i suoi seguaci. Ma c’è ancora tempo, si disse. Forse domani sarebbe stato soltanto un altro giorno di attesa da sommare agli altri, e lei avrebbe dovuto essere paziente. Era una vita che Sara lo era, paziente: e si augurò che non arrivasse mai il momento in cui avrebbe dimenticato come esserlo.

Ma a questo lei non voleva pensare. C’era la notte con i suoi colori migliori, il silenzio che preferiva, il clima ideale per il suo corpo in movimento.

Eppure tutto era iniziato con un appuntamento che non le era piaciuto per niente. Era da qualche tempo che non usciva con un uomo, e già dopo pochi minuti non vedeva l’ora di andarsene: non che Killian – questo era il nome dell’uomo, un collega del distretto vicino che le faceva la corte da un paio di mesi – fosse stato noioso o fin troppo esuberante, ma era solo che lei voleva starsene per conto proprio. Forse era davvero stanca o troppo tesa per il lavoro, come le aveva detto Killian. O forse era stato semplicemente un errore accettare quell’appuntamento.

Le aveva chiesto di rivedersi quando il caso Saldana sarebbe stato finalmente chiuso, ma Sara sapeva che non ci sarebbe stata una seconda possibilità per loro. Da tempo non si sentiva attratta da qualcuno, e non perché non volesse un uomo nella sua vita: era come se, in qualche modo, fosse in attesa della venuta di qualcosa, e pur non sapendo di cosa o di chi si trattava, si riservasse solo per quello.

Si alzò un po’ di vento, e Sara affrettò il passo. Qualche schiamazzo lontano arrivò alle sue orecchie, e finì per rovinare la perfezione di quel momento. Lei si guardò intorno, gettando un’occhiata attenta ai giardini illuminati alla sua sinistra, alle ombre fisse che le luci artificiali gettavano sul selciato bagnato. Non c’era nessuno, lì attorno a lei. Era sola, proprio come lei voleva: eppure le sembrava una situazione così irreale, e del tutto effimera.

Sentì il bisogno di fumare, e quando tirò fuori la mano destra dalla tasca del giubbotto di pelle per abbassare la cerniera e prendere il pacchetto che teneva all’interno, una strana sensazione s’impadronì di lei. Avvertì come qualcosa che le sfiorava la mano, un tocco tiepido e sfuggente che per un istante sembrò diventare una stretta calda che voleva prenderle le dita e stringerle dolcemente, come in ricordo di un tempo lontano e indecifrabile.

In mezzo a quella notte fatta di quiete e di ombre che si confondevano nel buio, Sara si fermò. Il vento freddo le scompigliò i capelli e accarezzò il volto pensieroso, ma lei sentiva solo il calore di una mano invisibile che si univa alla sua, che sembrava volesse ricordarle con quel gesto qualcosa, oppure qualcuno, e che poi lentamente la lasciò, per svanire come un’altra perfezione infranta.

Sara si guardò intorno, ma non c’era nessuno. Osservò la sua mano, ma oltre a essa non vide nient’altro.

Nel suo cuore avvertì qualcosa, che invece c’era. E non si trattava di paura.

Era soltanto nostalgia.

 

 

Ygor Varieschi

 

Ygor Varieschi è nato e vive a Milano. Laureato in lettere, è scrittore per vocazione e per passione. Nel 2014 ha pubblicato il suo primo romanzo, Henry Wickhamcon la casa editrice LuoghInteriori, ma la sua fatica letteraria più recente e ambiziosa è 2090 (Prospero Editore). Il prossimo 20 dicembre ne sarà disponibile il secondo volume: La fiducia è l’unica fede, che fa seguito a Ombre nelle tenebre (2017), quindi tenetevi pronti per andare in libreria.

Sara, la protagonista di questo racconto, è proprio tra i personaggi principali del romanzo. Non perdetevi gli altri brani firmati Varieschi per Letteratura Espressa: Istvan e Roy.