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Eventi
I colori distraggono talvolta. Nulla a che vedere con la schiettezza di un biancoenero, talmente adeguato a un’aria gelida. Per voi oggi un racconto che buca il momento e che prova a dire il silenzio. Quanto di più arduo, dal suo palco, per ogni persona (maschera, ci ricorda quel birichino che è l’etimo).
Persona in b/n
Con la chiave, quella, già fuori, protesa nello spazio oltre alla soglia, esposta all'aria gelida e già pronta a rientrare nella toppa per richiudere, prima, e poi, finalmente, tornare nelle tasche tiepide del padrone di casa e Oh, ecco il meritato riposo, Lui, Quello, inciampò. Annusato il ghiaccio che l'attendeva armato, fluttuante nell'aria esterna, rifletté: m'inciampo dunque: qui Giano delle porte dice che sarebbe meglio restare a casa, prima di far la fine del Protesilao del giorno, che quali e quante sciagure mi si abbatteranno da qui al supermercato, schiacciato dall'ingresso automatico, novello Ellesponto, appena sbarcato sulle spiagge di Dardano, investito da un carrello tirato da due stalloni inviati da Nettuno, col freddo che fa, poi in casa c'è roba da mangiare per tre giorni e questa cosa di recarsi ciclicamente a fare la spesa non è altro che un vizio, un'abitudine perversa, con questa nebbia, poi, e con la crisi che c'è, il futuro è nero, a parte il Natale che è bianco, in una giornata così, bene farei a starmene a casa a guardarmi un bel film vecchio di quelli in bianco e nero, e tutto questo sia detto al di là della questione Giano e inciamparsi sulla soglia, dacché fortunatamente, io, non sono superstizioso. Oh, no. Teneva persino un gatto nero in casa. Sia detto al di là del fatto che le vecchie del paese gli avessero ripetuto, per una vita: Gatto nero in strada, alla sciagura bada; Gatto nero in casa, la fortuna ti s'infrasa, dove, più o meno dialettalmente, l'infrasarsi sta per l'incastrarsi di molte cose, allusione alla sovrabbondante fortuna che t'investirà come l'esondazione di un fiume d'oro colato che il gatto nero domestico farà in modo, che tu lo voglia o no, di deviarti in salotto.
Per quanto al momento, diciamocelo, in salotto l'unica pioggia dorata che quel gatto grasso è stato capace di portare è stata la sua urina, il più delle volte diabolicamente irrorata in modo d'andar a sporcare muro o pavimento solo spruzzando di striscio la lettiera, giusto per poter dire Oh padroncino mio, io avevo Davvero mirato a quella cosa che tu Gentilmente hai posizionato lì per farmici urinare dentro, ma io sono miope e debole (a causa del poco cibo che mi concedi) e questo è tutto quello che ho potuto fare, quando in realtà è chiaro che voglia solo vendicarsi del cosiddetto padroncino che dopo un'ora e mezza finisce ignobilmente per annoiarsi di giocare alla palletta con lui.
Comunque lo snaturato compagno di questo nobile ed altero animale, richiusa la porta, lasciò sole e perplesse le chiavi sul mobile dell'entrata e s'avviò verso lo scaffale delle videocassette. Aveva già scelto il film: Persona di Bergman. Perché era proprio il biancoenero che si addiceva alla giornata, e poi perché l'aveva già visto tante di quelle volte che si poteva pure permettere di fare altro, nel frattempo...
Accese il videoregistratore. Infilò la cassetta. Play. Andò verso la finestra. Alzò la tapparella. Spense le luci. La sala illuminata di nebbia riflessa.
È perfetta, Liv Ullman, anche senza parole. Lascia senza parole. Ti lascia a bocca aperta. Perfetta la sua bocca. Con quella bocca potrebbe dire ciò che vuole, invece fa di più, in Persona: non parla. Con quella bocca dovrebbe tacere, pensò il Nostro, guardando fuori, vedendo quella vecchietta curva di sacchi della spesa che risaliva la strada verso casa. Qualche giorno prima gli si era avvicinata e gli aveva chiesto delle condizioni di salute dell'anziano padre, e quando il Nostro gli rispose Non troppo bene, purtroppo, lei commentò Dobbiamo sperare, speriamo. Qualcosa bisogna pur dire. Al che lui pensò Ma perché? E:
Con quella bocca può dire ciò che vuole, Liv Ullman. Anzi, di più. Può permettersi di tacere.
Guardò il gatto e pensò: Come si dice, è perfetto, gli manca solo la parola. Qualcosa bisogna pur dire: È perfetto: gli manca la parola.
Scivolando dentro e fuori dalla visuale, come una macchia scura che pulsa nella nebbia, sfilò, camminando all'indietro, una donna vestita completamente di scuro, a piccoli passi, sul marciapiede semi-ghiacciato. Il fumo della sua sigaretta frammischiato al vapore del suo fiato rimaneva sospeso sulla sua testa e a contatto con la nebbia sembrava rapprendersi in un fumetto sopra al suo capo in cui si leggeva: “Tutto è nero”. E Lui pensò: C'è chi si sposa tutta vestita di bianco perché è segno di purezza. Perché a chi si mette in lutto non si da dell'impuro?
Forse la Ullman ha sussurrato qualcosa. Fa freddo, in quel film. Dovrebbero stare a casa, ad accarezzare il gatto, a scoprirlo meravigliosamente muto.
Ancora, alla finestra: il camino fumante del dirimpettaio. Rifletté: Nel nero fumo che per sua natura ambirebbe ad innalzarsi a un lassù qualcosa, ad un sopra X, portato dal vento ad annerire le vostre candide pareti, io sto.
Col bianco che si dissocia dal nero solo per potere, un giorno, essere nero. E il nero che fa lo stesso, ed eccoli che si scambiano le parti.
Il grigio è la traccia di un incrocio. Il segno che le due parti sono transitate di lì, lasciando che solo il loro ricordo si mischiasse.
Forse si diventerebbe persino migliori se ci si accontentasse di essere come si è.
La diversità di chi sta in disparte non serve di lezione. A nessuno.
Il mio inchiostro è fuliggine.
Per me il fuoco è solo una diceria.
È superstizione.
Nivangio Siovara
Nivangio Siovara non esiste, è solo uno pseudonimo. Come Atena, è nato dalla testa del padre che non abbandona mai; trascorre, anzi, il proprio tempo ad osservarlo con scientifico interesse. Il risultato è una continua produzione di oscuri scritti, tra cui i romanzi editi per i tipi di Prospero: il nuovissimo In Albis e L’onestà del moloch.
Prospero Editore