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Dal letame non sempre nascono i fiori

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Dal letame non sempre nascono i fiori

Il 24 novembre, a Medole (MN), c’è stata un’irruzione di Skinhead durante la presentazione di un libro.
Il 29 novembre, con più risonanza mediatica, a Como.
Nella notte tra il 3 e il 4 dicembre, a Milano è stato cancellato un murales disegnato per i settant’anni della Liberazione, sostituendo la scritta “Bella ciao” con “Duce a noi”.
Ieri, 6 dicembre, una dozzina di militanti di Forza Nuova ha “dichiarato guerra” a Repubblica e l’Espresso.
Sabato 9 è prevista una manifestazione antifascista a Como e Forza Nuova ha dichiarato che organizzerà un contro-corteo, nonostante il divieto della prefettura.

 

Negli ultimi dieci anni, in Europa, si è andato fertilizzando un terreno da sempre fruttuoso per il fascismo: crisi economica e conseguente sfiducia nelle istituzioni democratiche, sentite come lente e impotenti. In diverse periferie è allora iniziata una ricerca di risposte semplici, immediate: pane ai compatrioti bisognosi (cosa che faceva già Alba Dorata in Grecia), musi duri da mostrare ai poteri forti. Ora da un lato si additano i capri-espiatori (i migranti, le razze inferiori) e dall’altro si denunciano i traditori della Patria (i culi flaccidi dei salotti culturali).
E se in questi ultimi dieci anni ci si è illusi che il fenomeno riguardasse solo i barbari popoli del Nord Europa (quelli che, per citare il gerarca Barbagli, personaggio di Corrado Guzzanti, “andavano ancora ignudi a caccia di marmotte quando noi già ammazzavamo u' Giulio Cesare”), adesso non è più possibile ignorare la “mucca nel corridoio”: in Italia si chiama Casa Pound, Cuore Nero, Forza Nuova, Lealtà-Azione. Sta diventando sempre più grassa e si è fatta anche minacciosa.
Non sono fuochi di paglia: questi fenomeni si susseguiranno ancora per mesi e probabilmente manterranno il ritmo attuale (uno ogni quattro o cinque giorni) o addirittura lo intensificheranno, perché è utile allo scopo: mostrarsi forti. Le dimostrazioni di forza generano consenso tra i deboli, gli emarginati, i pavidi. Quando saranno abbastanza forti, ecco che le minacce si trasformeranno in aggressioni per coloro che “con le buone” non avranno ancora capito: i problemi si risolvono con le sberle, non con ramanzine e discorsetti!

 

Il consenso che questi gruppi vanno cercando non è elettorale: è fideistico, è l’ammirazione che il fratellino indifeso nutre per il maggiore, che è in grado di difenderlo e farlo sentire protetto grazie ai suoi grossi muscoli. Ai fascisti non interessano le prossime elezioni (se qualche partito istituzionale presta loro il fianco, giustificando o minimizzando le loro azioni come fanno Fratelli d’Italia o Lega Nord, tanto meglio; ma non è importante): il loro scopo è sentirsi abbastanza forti per marciare di nuovo su Roma.
Purtroppo scappa da ridere nel leggere una cosa del genere. Eppure i sintomi ci sono e non sembra proprio che la cura liberista li stia curando, anzi. Siamo alla fine del 2017 e i partiti neofascisti sono già numerosi, la domanda è: quanto saranno forti nel 2022? Forti non significa “essere tantissimi”, significa “essere abbastanza per”. Per un golpe. Sia chiaro, questa non vuole essere una profezia millenarista: i fatti possono anche non realizzarsi, ma non si deve ignorare che il fine ultimo di certi movimenti è insito nel proprio nome. I fascisti non conoscono altri metodi, non hanno altri obiettivi: le loro menti ragionano così.
Andiamo verso l’ennesimo governo debole, l’ennesima coalizione semi-eletta con l’ennesima legge sgradita. Andiamo verso anni in cui aumenterà ancora il letame attorno. E dal letame non sempre nascono i fiori.