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La parola all'editore: la geopoetica cambia aspetto

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La parola all'editore: Omnia stilus solvit

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Letteratura espressa - La casa delle aquile

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Premio di poesia Matteo Cristiano - Prima edizione

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Letteratura espressa - Il fiume in piena

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Letteratura espressa - Mattina, stazione

02 maggio alle ore 09:09

Letteratura espressa - Il posto delle cose

18 aprile alle ore 09:09

Letteratura espressa: nuova stagione

18 aprile alle ore 08:08

Siamo così indie

12 aprile alle ore 09:09

Dal letame non sempre nascono i fiori

07 dicembre alle ore 09:09

Premio Gozzano 2017 a Valeria Fraccari

15 ottobre alle ore 08:08

Presentazione ufficiale di Scrittojo a Chieti

05 maggio alle ore 09:09

Eventi

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La parola all'editore: Omnia stilus solvit

Cara lettrice, caro lettore,

abbiamo pensato di accompagnare le nostre newsletter con dei brevi editoriali a commento del nostro lavoro, di alcune nostre scelte o del nostro modo di porci sul mercato editoriale.


Dopo oltre dieci anni di lavoro, le nostre collane sono ben definite e con esse le aree di interesse della casa editrice. Di volta in volta, quindi, sarà possibile concentrarsi su ognuna di queste o su una singola pubblicazione; ma in questo primo messaggio vorremmo esplicitare quale sia Il filo rosso che collega tutte le pubblicazioni di Prospero Editore. Ci siamo spesso trovate a dire che è quello di usare la letteratura (e il suo intorno, le scienze umane) come una lente attraverso cui interpretare il mondo in cui viviamo, secondo il motto Omnia stilus solvit ("lo stile/lo stilo è una risposta a tutto"); ma cosa significa?


Karl Marx, nelle Tesi su Feuerbach (1845), scrisse: “I filosofi hanno solo interpretato il mondo in modi diversi; si tratta però di mutarlo”. A distanza di quasi due secoli questo non ci sembra più possibile: per dirla con Fredric Jameson, “è più facile immaginare la fine del mondo che non la fine del capitalismo”. E così, i libri che pubblichiamo – ciascuno a suo modo – cercano di fornire rappresentazioni consapevoli della società che ci circonda, della “Storia presente” (l’epoca che possiamo dire iniziata con la caduta del Muro di Berlino) in cui viviamo. I nostri libri di saggistica divulgativa lo fanno abbastanza esplicitamente, quelli di geopoetica (la narrativa di viaggio) attraverso dei veri e propri cammini per il pianeta, ma anche quelli di finzione (i nostri romanzi e le raccolte di racconti) sottendono sempre una visione di mondo o affrontano un tema sociale.


Per resistere in un mondo che non sembra più possibile cambiare, bisogna nuovamente tentare di rappresentarlo ed eventualmente interpretarlo. E questa è una cosa che la letteratura (e il suo intorno) può fare. Con “stilus”.

 

Riccardo Burgazzi