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Autobiografia della scrittrice ebrea tedesca Claire Goll (1890-1977).
Spirito ribelle, pacifista convinta (tanto da emigrare per tutta la Grande Guerra nella neutrale Svizzera), frequentò praticamente tutti gli ambienti letterari d’avanguardia, da Berlino a Zurigo, dove conobbe James Joyce, Tristan Tzara e Carl Gustav Jung, a Parigi, dove incrociò il movimento surrealista e gli artisti più in auge, da Pablo Picasso a Salvator Dalì. Intensa la sua storia d’amore con Rainer Maria Rilke, fu poi moglie di Yvan Goll. Irriverente al limite del gossip, la sua autobiografia si legge tutta d’un fiato.
Con immagini all'interno.
Ho amato alcuni uomini, e molti di più hanno amato me; nondimeno ho avuto il primo orgasmo a settantasei anni. A dispetto di tutte le avventure e gli amori, ho dovuto aspettare quell'età perché un ventenne mi insegnasse che una donna può vivere l'atto d'amore anche senza lasciarsi sottomettere.
Claire Goll
Le memorie della poetessa Claire Goll, uscite adesso per Prospero Editore, rivelano una persona antipatica e nello stesso tempo intrigante; nata in Germania nel 1890 visse gran parte della sua vita a Parigi dove morì nel 1977.
Sono più o meno 400 pagine in cui racconta con una fortunata fluidità stilistica le vicissitudini della sua vita, intrecciata a quella di Ivan come pure ai tanti poeti e pittori delle varie avanguardie.
Recensione di Marino Freschi su Il venerdì di laRepubblica
L'autobiografia dell'autrice ebrea è una controstoria letteraria e artistica del '900. Da Picasso a Jung ha fissato vizi (molti) e virtù (scarse) di chi ha conosciuto.
Recensione di Mirella Serri su Tuttolibri de La Stampa
Al microfono della Radiotelevisione svizzera Massimo Zenari ha intervistato Dario Borso sull’autobiografia di Claire Goll.
Nelle sue pagine sono raccolti segreti, ambizioni, abitudini e vizi delle più importanti personalità del Novecento, tra cui la sua. Di Claire Goll, prima di tutto scrittrice pacifista di origini ebraiche, nata a Norimberga nel 1890 e scomparsa a Parigi nel 1977, probabilmente, si conosce l'aspetto più ribelle, che in vita le garantì una forma di indipendenza di cui, forse, nemmeno lei era troppo consapevole.
Recensione di Giovanna Pavesi su La Gazzetta di Parma