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Grangermoglio e altre storie bambine è una raccolta di racconti milanesi, pensata per i “grandi”. Al centro però sono loro, i piccoli, si chiamino Grangermoglio, Isacco, Elia, Sarah, Davide, siano neonati o giganti, nati oppure negati, non voluti, impediti, uccisi, curati o amati. Loro i protagonisti. Con Milano apparentemente sullo sfondo, ma invero co-protagonista.
Lo sguardo bambino è un modo di esistere, un’età dell’umanità e non solo un fatto cronologico. Questa eredità e potenzialità permane, se non è massacrata. Non onorarla reca sventura. I piccoli sono interconnessi al mondo adulto, ma anche quando sembrino comparse, sono comparse di dèi e di dee. Deità. La strage degli innocenti si alterna ad un’amorosa attenzione per loro.
L’eroe del libro è Grangermoglio, un gigante-bimbo che chiude il libello con il racconto più lungo, comico e complesso.
L’ infanzia come realtà interiore, il seme che fiorisce o che viene annientato, l’unico possibile sguardo sul futuro al di là delle nostre mille cecità, miopie, accecamenti.