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Da una parte, Penelope, mitologico simbolo di pazienza e fedeltà, dall’altra l’ira, la ribellione a ogni retaggio che incastra il femminile: un titolo che traduce in parole la sfida tra “una pelle troppo stretta cucita addosso” e un bisogno di riemergere più viva, sebbene ferita e sanguinante, da una voragine di buio. Due lembi di quella tela di continuo tessuta e disfatta per essere rifatta di nuovo, di nuovo, di nuovo.
Una poesia che cerca, attraverso la parola, di abolire la necessità della parola, perché questo è il solo modo di coincidere con l’attimo in cui si connota il divenire del mondo. Donatella Bisutti