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SISAL (1946) e, poi, Totocalcio (1948), invenzione del giornalista sportivo triestino Massimo Della Pergola, hanno costituito (con il Lotto) il grande sogno degli italiani. Azzeccare un “13” significava vincite milionarie a un prezzo modico, alla portata di tutte le tasche. La compilazione della fatidica schedina divenne un rito nazionale, una sorta di religione civile.
Questo sogno svanirà con la fine della cosiddetta Prima Repubblica. Lo Stato, fattosi sempre più esoso, sostituirà il popolare Totocalcio con una serie infinita di giochi a premi, lotterie e scommesse istantanee con cui cercare di coprire i propri buchi di bilancio. Un declino che, come testimonia questa storia, non è però riuscito a cancellarne il segno lasciato nell’immaginario collettivo del Paese.
La penna di Giuntini scava qui, ancora più in profondità che altrove, dentro la coscienza dell’Italia, degli italiani.
Dario Ricci, Radio24 IlSole24Ore
Giuntini racconta uno dei giochi sui quali si fondò la ritualità della Prima Repubblica: dal successo straordinario al rapido e inesorabile declino.
Un titolo bellissimo per raccontare anche una parte di costume italiano. Superinteressante e divertente.
Riascolta qui l'intervista (dal minuto 12:10)
Uno dei simboli della rinascita, attorno a cui si intrecciano storie umane, quasi neorealiste.
Un prezioso lavoro di ricerca ed un ottimo gusto per il particolare.
Dietro quel rettangolo di carta c’è una storia lunga e tortuosa, fatta di progetti, di accordi, di intrighi ed anche di qualche stortura raccontate nel dettaglio da Sergio Giuntini, penna precisa e raffinata quando si tratta di raccontare l’Italia del ventesimo secolo e le sue tendenze politiche e sociali.