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Gli appunti di un giornalista sportivo vissuto nel mondo del calcio, a contatto con personaggi anche assai diversi uno dall’altro, ma tutti capaci di sorridere del loro mestiere e di destreggiarsi con allegrìa fra i problemi del loro lavoro, mostrandosi nei loro pregi e difetti senza la protezione assillante di guardie del corpo e di regole ferree a tutela della privacy. Un calcio più umano di quanto non sia poi diventato, sommerso da fiumi di denaro: dagli scherzi di Altafini sotto la gestione di Rocco e Liedholm agli sfoghi di Carniglia, di Giagnoni, di Pugliese, dalle doppie personalità dei due Herrera alla malinconica ironìa di Scopigno o alla napoletanità innata di Pesaola, con l’intervento di uomini di “governo” come Boniperti, Fraizzoli e Franchi.
Una volta, nel salotto con vetrata sui campi di gioco, il paròn si rivolse al medico: “Ti pensa, dotòr, che a Torino son sta una volta nel bagno in casa del presidente Pianelli. Me son sentà e lì davanti ghe xéra un grande quadro de quel pitòr, te sa, che’l fazéva le done con el colo lungo…”. E Monti, pronto: “Modigliani!”. Aria stupita di Rocco: “Come? Te gh’ha cagà anca ti de Pianelli?”.
Se prima di una partita qualcuno azzardava un “E ora vinca il migliore”, “Speremo de no” rispondeva subito Rocco. Era il divertimento di chi viveva nel calcio di quei tempi, un mondo in cui non mancava mai il sorriso, che Franchetti ha il merito di farci rivivere.
Alberto Cerruti